L'azienda sostenibile: quali competenze servono per guidare l'evoluzione ESG?

L’azienda sostenibile: quali competenze servono per guidare l’evoluzione ESG?

L'azienda sostenibile: quali competenze servono per guidare l'evoluzione ESG?

Col­lage designed by Mat­teo Del­la Chiesa

Esistono diverse ipote­si sull’etimologia del­la paro­la “sosteni­bil­ità”. Potrebbe derivare dal lati­no sustĭnēre, “sor­reg­gere”, o “tenere da sot­to”; tut­to­ra è chiam­a­to “sus­tain” il ped­ale del pianoforte che pro­l­un­ga la dura­ta delle note, facen­dole river­ber­are anche quan­do il musicista ha las­ci­a­to il tas­to. Allo stes­so modo, la sosteni­bil­ità è lega­ta ad azioni che si river­ber­a­no nel tem­po, aumen­tan­do in questo modo la “dura­ta” del piane­ta e del­la vita. Non è un caso che, ripren­den­do pro­prio il con­cet­to di dura­ta nel tem­po, i france­si par­li­no di dura­bil­ité, capac­ità di per­du­rare nel tem­po.

La sostenibilità nelle organizzazioni

È da questo che partono molte imp­rese: la sosteni­bil­ità è infat­ti uno dei pun­ti di mag­giore urgen­za su cui per­sone e orga­niz­zazioni sono chia­mate ad agire. Non si trat­ta di un proces­so lin­eare, ma di un movi­men­to con­tin­u­a­ti­vo e cir­co­lare, che può par­tire dall’interno o dall’esterno dell’azienda, dalle sol­lecitazioni del mer­ca­to o da quelle delle per­sone che la ani­mano. È un proces­so co-gen­er­a­ti­vo e di miglio­ra­men­to con­tin­uo, per­ché per accom­pa­gnare l’organizzazione a trovare nuovi meto­di per lavo­rare in modo più sosteni­bile bisogna portare in esse una cul­tura del­la sosteni­bil­ità che non può essere cala­ta dall’alto ma deve ali­men­ta­r­si da ogni fonte pos­si­bile.

La richi­es­ta di una mag­giore atten­zione alla sosteni­bil­ità, infat­ti, arri­va da tut­ti gli stake­hold­er, in prim­is cli­en­ti e can­di­dati. Questo richia­ma ciò che Philip Kotler e Chris­t­ian Sarkar seg­nala­vano già nel 2018, nel loro libro Brand Activism: oggi alle imp­rese viene chiesto di essere pro­tag­o­niste del cam­bi­a­men­to, di impeg­nar­si conc­re­ta­mente per risol­vere prob­le­mi che agli occhi delle per­sone, e specie delle gen­er­azioni più gio­vani, han­no acquisi­to mag­giore ril­e­van­za. Non bas­ta affer­mare nel pro­prio pur­pose di essere un’azienda sosteni­bile, è nec­es­sario pas­sare all’azionewalk the talk come dicono gli amer­i­cani.

In pas­sato queste azioni era­no sud­di­vise tra le diverse fun­zioni azien­dali, a sec­on­da delle pri­or­ità per­cepite dall’azienda come più strin­gen­ti: il Finance se ne occu­pa­va per aumentare il rat­ing ESG e ren­dere l’organizzazione più attrat­ti­va agli occhi degli investi­tori, il Con­trol­lo Qual­ità era pre­pos­to a pre­oc­cu­parsene nelle aziende cosid­dette ener­gi­vore, il Mar­ket­ing si impeg­na­va a miglio­rare l’immagine azien­dale, e la Comu­ni­cazione a comu­ni­care tutte le buone pratiche.

Negli ulti­mi anni è cresci­u­ta la con­sapev­olez­za del­la neces­sità di un coor­di­na­men­to più forte, nelle mani di una figu­ra uni­ca, a diret­to ripor­to del CEO o del Board. È da poco sta­to pub­bli­ca­to un arti­co­lo su Har­vard Busi­ness Review che inda­ga le evoluzioni del ruo­lo del Chief Sus­tain­abil­i­ty Offi­cer. Le pre­rog­a­tive di questo ruo­lo negli ambiti di com­pe­ten­za sono infat­ti rad­i­cal­mente cam­bi­ate: inizial­mente era una fun­zione che ave­va il com­pi­to di rap­p­re­sentare, nei con­fron­ti degli stake­hold­er, tutte le inizia­tive messe in atto dall’impresa. Oggi questo non è più suf­fi­ciente: questo ruo­lo deve avere potere deci­sion­ale strate­gi­co. Per assi­cu­rar­si che le politiche di sosteni­bil­ità siano pien­amente con­di­vise, ques­ta figu­ra dovrebbe avere potere di agire nell’impresa, non essendo solo una figu­ra di rac­cor­do o di advi­so­ry, ma garan­ten­do l’implementazione delle soluzioni sug­gerite, gra­zie all’appoggio del man­age­ment e ad una preparazione tridi­men­sion­ale, e non focal­iz­za­ta solo su una delle com­po­nen­ti (Envi­ron­men­tal, Social e Gov­er­nance).

Ma nel­lo speci­fi­co, cosa sig­nifi­ca? Quali ambiti di com­pe­ten­za deve abbrac­cia­re ques­ta figu­ra?

Gli ambiti di competenza del professionista della sostenibilità

In pri­mo luo­go, deve possedere solide com­pe­ten­ze in ambito finanziario, per­ché tut­to­ra questo è uno dei pri­mi dri­ver a guidare le azioni di molte orga­niz­zazioni. Nei prossi­mi anni questo diven­terà anco­ra più impor­tante alla luce del­la Cor­po­rate Sus­tain­abil­i­ty Report­ing Direc­tive, che tra il 2024 e il 2026 esten­derà l’obbligo di redi­gere un report­ing di sosteni­bil­ità a molte più orga­niz­zazioni di quelle attual­mente coin­volte: pri­ma alle gran­di aziende di inter­esse pub­bli­co con più di 500 dipen­den­ti, poi alle gran­di imp­rese (più di 250 dipen­den­ti e 40 mil­ioni di fat­tura­to), a seguire a tutte le aziende quo­tate ad eccezione delle microim­p­rese e infine alle imp­rese extra­co­mu­ni­tarie aven­ti un fat­tura­to net­to di oltre 150 mil­ioni all’interno dell’UE per due eser­cizi suc­ces­sivi o aven­ti una sub­sidiary che si qual­i­fi­ca come PMI quo­ta­ta e/o suc­cur­sale con un fat­tura­to net­to supe­ri­ore a 40 mil­ioni per l’esercizio prece­dente. Un bel salto in avan­ti rispet­to alle poco più di 500 imp­rese che ave­vano questo obbli­go nel 2023!

Già ora però gli investi­tori, le banche e i Fon­di di Pri­vate Equi­ty dimostra­no di essere sem­pre più atten­ti al tema del­la sosteni­bil­ità. Molti di essi richiedono infat­ti un rat­ing di sosteni­bil­ità, capace di cer­ti­fi­care la solid­ità di un emit­tente, di un tito­lo o di un’azienda dal pun­to di vista degli aspet­ti ESG, per com­pletare la pro­pria anal­isi finanziaria con una prospet­ti­va più accu­ra­ta sul suo poten­ziale a lun­go ter­mine.

Anche dal pun­to di vista legale è impor­tante che queste fig­ure abbiano grande sen­si­bil­ità, doven­do far fronte a leg­gi e rego­la­men­tazioni che cam­biano fre­quente­mente per adat­tar­si alle nuove sfide e, nel caso di multi­nazion­ali, spes­so a nor­ma­tive non uni­fi­cate, da cui deri­va una forte neces­sità di inte­grazione con le altre fun­zioni, pri­ma tra tutte quel­la Legal. Serve quin­di un approc­cio “glo­cal”, capace di com­pren­dere le speci­ficità di ogni sin­go­lo con­testo e di adattare le pro­prie azioni, cre­an­do un sis­tema che coin­vol­ga ter­ri­to­rio e comu­nità cir­costante, facen­do sì che l’impatto pos­i­ti­vo si river­beri all’esterno dell’organizzazione andan­do a coin­vol­gere la soci­età intera

Trat­tan­dosi di un tema strate­gi­co, che deve ten­dere a ren­dere l’intero mod­el­lo eco­nom­i­co ed orga­niz­za­ti­vo più sosteni­bile, serve quin­di la capac­ità di comu­ni­care e sostenere le azioni attuate, anche attra­ver­so politiche di Employ­er Brand­ing capaci di mas­simiz­zarne l’efficacia ingag­gian­do le per­sone e coin­vol­gen­dole nelle più ampie tem­atiche del­la sosteni­bil­ità, anche quelle meno note.

Un tema chi­ave del­la sosteni­bil­ità sociale è ad esem­pio quel­lo dell’age­ing, anco­ra trop­po poco con­sid­er­a­to. Sec­on­do il report Euro­stat Age­ing Europe del 2019, è pre­vis­to infat­ti che la popo­lazione dell’Unione Euro­pea rag­giun­ga un pic­co di 449,3 mil­ioni nel peri­o­do 2026–2029, pri­ma di scen­dere lenta­mente a 441,9 mil­ioni entro il 2050. Ad aumentare sig­ni­fica­ti­va­mente sarà la popo­lazione over 65, pas­san­do da 90,5 mil­ioni all’inizio del 2019 a 129,8 mil­ioni entro il 2050, men­tre a quel­la data diminuirà del 13,5% il numero di per­sone di età infe­ri­ore ai 55 anni. Se con­sid­e­ri­amo che oggi le per­sone di 55 anni o più rap­p­re­sen­tano qua­si un quin­to del­la forza lavoro totale, è facile intuire la cres­cente impor­tan­za di miglio­rare l’equilibrio vita-lavoro di ques­ta fas­cia di lavo­ra­tori (e non solo), con­sen­ten­do loro di ben­e­fi­cia­re di con­dizioni di lavoro flessibili capaci di andare incon­tro ai loro bisog­ni famil­iari o di salute.

Vi è poi da con­sid­er­are un ulte­ri­ore ele­men­to cen­trale, l’inno­vazione. La Dig­i­tal Trans­for­ma­tion è infat­ti un potente abil­i­ta­tore alla sosteni­bil­ità, al pun­to che c’è chi, alle tre dimen­sioni ESG, affi­an­ca anche un quar­to ele­men­to, quel­lo del­la sosteni­bil­ità dig­i­tale. Le buone pras­si di sosteni­bil­ità oggi nascono soprat­tut­to dal­la capac­ità di migrare l’impiego del­la trasfor­mazione dig­i­tale in pro­ces­si azien­dali capaci di impattare sen­si­bil­mente sull’organizzazione e sul ciclo di vita del prodot­to o del servizio, con­sen­ten­do al con­tem­po alle per­sone di ottimiz­zare il pro­prio lavoro ren­den­do­lo più effi­ciente.

Tema cen­trale è infine quel­lo lega­to al Change Man­age­ment: il Chief Sus­tain­abil­i­ty Offi­cer deve saper inter­venire, all’interno dell’azienda, per ren­dere realtà le deci­sioni prese. Non bas­ta essere un “atti­va­tore di idee” e saper­le pro­muo­vere, occorre saper­le “fare accadere”. Con­sapevoli che ognuna di queste azioni por­ta con sé cam­bi­a­men­ti a volte anche rad­i­cali, il Chief Sus­tain­abil­i­ty Offi­cer è chiam­a­to a guidare le azioni attra­ver­so l’esempio per­son­ale, gov­er­nan­do l’execution gra­zie alla sua capac­ità di gener­are con­sen­so e di influen­zare stake­hold­er spes­so gui­dati da obi­et­tivi fra loro etero­genei, ind­i­riz­zan­doli ver­so un obi­et­ti­vo comune.

Occorre quin­di sem­pre più che il Chief Sus­tain­abil­i­ty Offi­cer abbia una visione d’insieme e sis­tem­i­ca, capace di inte­grare diver­si ele­men­ti su più liv­el­li orga­niz­za­tivi, fun­gen­do da inter­locu­tore strate­gi­co diret­to con il Board o con il CEO. Siamo pron­ti oggi? Abbi­amo nel nos­tro mer­ca­to queste pro­fes­sion­al­ità? Rispet­to al bisog­no espres­so, siamo anco­ra dis­tan­ti, ma le aziende si stan­no orga­niz­zan­do, preve­den­do per­cor­si di svilup­po e for­mazione su chi ha già una base di com­pe­ten­ze impor­tan­ti, ma soprat­tut­to mostran­do di essere aperte a con­sid­er­are pro­fes­sion­isti prove­ni­en­ti anche da altri set­tori e indus­trie, in gra­do di fornire sul­la sosteni­bil­ità una visione sem­pre più aper­ta, e arric­chen­do così le com­pe­ten­ze interne dell’organizzazione. Anche ques­ta è sosteni­bil­ità vir­tu­osa.

Gio­van­ni Rossi — Prin­ci­pal, Glas­ford Inter­na­tion­al Italy

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