Il ruolo del digital mindset nell’innovazione tecnologica e nell’inclusione

Il ruolo del digital mindset nell’innovazione tecnologica e nell’inclusione

Il ruolo del digital mindset nell’innovazione tecnologica e nell’inclusione

L’articolo di Barbara Rizzo (Head of Assessment Architecture & People Metrics di Glasford International Italy) è inserito nella rubrica “Human Capital” in collaborazione con Laborability.

 

IDC, Inter­na­tion­al Data Cor­po­ra­tion, è una delle prin­ci­pali soci­età di ricer­ca e con­sulen­za nel set­tore tec­no­logi­co. Sec­on­do le sue stime, cir­ca il 90% delle imp­rese avrebbe uti­liz­za­to i servizi cloud pub­bli­ci entro il 2023. I dati sono anco­ra da con­fer­mare ma la pre­vi­sione è che se non è sta­to rag­giun­to il 90% cer­ta­mente poco ci man­ca.

Questo per dire che la dig­i­tal­iz­zazione è già diven­ta­ta parte inte­grante del nos­tro quo­tid­i­ano, ha assun­to un ruo­lo cen­trale nel­la trasfor­mazione delle nos­tre vite e ha riv­o­luzion­a­to i nos­tri modi di comu­ni­care, lavo­rare, appren­dere e di relazionar­ci con il mon­do che ci cir­con­da.

Sec­on­do le sta­tis­tiche più recen­ti dell’Unione Inter­nazionale delle Tele­co­mu­ni­cazioni (ITU), ente spe­cial­iz­za­to delle Nazioni Unite per l’informazione e la comu­ni­cazione, il numero di uten­ti di Inter­net nel mon­do ha super­a­to i 4,9 mil­iar­di, cioè oltre il 60% del­la popo­lazione mon­di­ale. Questo sig­nifi­ca che la mag­gior parte delle per­sone ora ha acces­so a una vas­ta gam­ma di risorse dig­i­tali e stru­men­ti di comu­ni­cazione, pur con una anco­ra sig­ni­fica­ti­va dif­feren­za tra le diverse par­ti del mon­do.

Se questo rap­p­re­sen­ta davvero il panora­ma all’interno del quale la mag­gior parte for­tu­na­ta di noi si muove, capire quali sono le com­pe­ten­ze e le risposte adat­tive migliori che come esseri umani pos­si­amo dare di fronte a un ambi­ente di questo tipo, diven­ta davvero un tema impor­tante da esplo­rare.

A questo propos­i­to sor­gono spon­ta­nee alcune domande che ci pos­sono aiutare:

  1. Di quali carat­ter­is­tiche si com­pone un buon dig­i­tal mind­set?
  2. Tut­ti pos­si­amo aspi­rare a svilup­parne uno o è un’operazione dif­fi­cile?
  3. In che modo la trasfor­mazione dig­i­tale impat­ta sull’inclusione?
  4. Esiste un rap­por­to tra il dig­i­tal mind­set e l’inclusione?

Le caratteristiche di un buon digital mindset

Prover­e­mo a rispon­dere a queste domande, par­tendo dal­la pri­ma. Quali carat­ter­is­tiche definis­cono un buon dig­i­tal mind­set? La Com­mis­sione euro­pea ne mette in evi­den­za quat­tro:

  1. Fidu­cia: Si riferisce alla capac­ità di avere fidu­cia nelle tec­nolo­gie dig­i­tali, nei servizi online e nelle orga­niz­zazioni che li for­niscono. Questo include la sicurez­za dei dati per­son­ali, la pro­tezione del­la pri­va­cy, la trasparen­za nelle pratiche azien­dali e la garanzia che le infor­mazioni dig­i­tali siano accu­rate, affid­abili e ver­i­fi­ca­bili.
  2. Veloc­ità: Si riferisce alla capac­ità di agire con tem­pes­tiv­ità, di adat­tar­si rap­i­da­mente ai cam­bi­a­men­ti e di rispon­dere pronta­mente alle esi­gen­ze del mer­ca­to. Questo include l’adozione di metodolo­gie agili, la riduzione dei tem­pi di svilup­po e com­mer­cial­iz­zazione dei prodot­ti, e la capac­ità di pren­dere deci­sioni rapi­de e infor­mate.
  3. Dis­rup­tion: Si riferisce alla capac­ità di abbrac­cia­re il cam­bi­a­men­to e di adat­tar­si alle nuove tec­nolo­gie e alle nuove modal­ità di fare busi­ness. Un dig­i­tal mind­set dis­rup­tive impli­ca essere pron­ti a rompere con le pratiche con­ven­zion­ali, a inno­vare e a sper­i­menta­re nuovi approc­ci per affrontare le sfide e cogliere le oppor­tu­nità nel mon­do dig­i­tale in con­tin­ua evoluzione.
  4. Ori­en­ta­men­to al cliente: Si riferisce alla capac­ità di met­tere al cen­tro delle pro­prie attiv­ità e deci­sioni le esi­gen­ze, i desideri e le pref­eren­ze dei cli­en­ti. Questo include l’ascolto atti­vo dei feed­back, la per­son­al­iz­zazione delle espe­rien­ze utente e la for­ni­tu­ra di prodot­ti e servizi di alta qual­ità che sod­dis­fi­no le loro esi­gen­ze.

Sviluppare un buon digital mindset: le potenzialità dentro ognuno di noi

Oltre a queste dimen­sioni in realtà, nei prog­et­ti di assess­ment con­dot­ti da Glas­ford Inter­na­tion­al Italy negli ulti­mi 3 anni sono emer­si altri aspet­ti altret­tan­to impor­tan­ti per adat­tar­si rap­i­da­mente a con­testi trasfor­mati dig­i­tal­mente, meno evi­den­ti di quel­li iden­ti­fi­cati dal­la Com­mis­sione euro­pea ma altret­tan­to impor­tan­ti.

In par­ti­co­lare:

  • La sta­bil­ità emo­ti­va nel sostenere le frus­trazioni e attiv­ità ripet­i­tive
  • La capac­ità di essere pazi­en­ti di fronte agli errori
  • La capac­ità di con­frontar­si e di ascoltare il parere degli altri

Se le leg­giamo tutte insieme, queste carat­ter­is­tiche descrivono il pro­fi­lo di una per­sona paziente, che ha fidu­cia negli altri, che non si perde d’animo di fronte alle dif­fi­coltà e che sa chiedere aiu­to quan­do serve. Un iden­tik­it molto diver­so da quel­lo che medi­a­mente le per­sone asso­ciano al dig­i­tal mind­set ovvero di un super esper­to di materie tec­niche, di prob­lem solv­ing, dota­to di intu­izioni autonome e indi­vid­u­ali.

Al con­trario le poten­zial­ità di diventare dei buoni uti­liz­za­tori dei prin­ci­pali sis­te­mi di intel­li­gen­za arti­fi­ciale e di svilup­pare un buon dig­i­tal mind­set sono den­tro ognuno di noi. E questo ci per­me­tte di rispon­dere alla sec­on­da doman­da. Quin­di pos­si­amo dire che le per­sone che abi­tano pos­i­ti­va­mente un ambi­ente dig­i­tal­iz­za­to sono ten­den­zial­mente aperte al con­fron­to, capaci di sostenere la frus­trazione, ori­en­tate al servizio e al com­pren­dere i bisog­ni dell’altro, per­sone che san­no dare fidu­cia. Tut­ti ele­men­ti che sono anche alla base del­la nos­tra atti­tu­dine a includ­ere gli altri, a saper­ci met­tere nei loro pan­ni e atti­vare com­por­ta­men­ti di mutuo sosteg­no.

Device digitali, nuovi membri del nostro team

Esistono delle dimen­sioni anche orga­niz­za­tive che, gra­zie alla dig­i­tal­iz­zazione, facil­i­tano l’inclusione. Oltre alla facil­ità di acces­so alle attiv­ità lavo­ra­tive non più lim­i­tate da even­tu­ali bar­riere fisiche, la col­lab­o­razione all’interno dei team gra­zie agli stru­men­ti dig­i­tali diven­ta un vero scam­bio tra pari. Il fat­to di ved­er­si col­le­gati da remo­to nel­la stes­sa stan­za di comu­ni­cazione, ad esem­pio, ci mette auto­mati­ca­mente sul­lo stes­so piano.

Azzera le dis­tanze, rende spon­ta­neo inter­romper­si se qual­cuno perde la con­nes­sione o assi­cu­rar­si che abbia tutte le cre­den­ziali per accedere al meet­ing. In altre parole nor­mal­iz­za per chi­unque l’ergonomia dell’ambiente e ci sti­mo­la a far­ci cari­co dell’altro, trasmet­ten­do un imme­di­a­to sen­so di accoglien­za, di ben­venu­to. Ora rispon­dere all’ultima doman­da, ovvero se esista un rap­por­to tra dig­i­tal mind­set o trasfor­mazione dig­i­tale e inclu­sione, sem­bra decisa­mente più sem­plice. Il rap­por­to esiste, è diret­to e sem­bra essere alla por­ta­ta di tut­ti, nel rispet­to dei pro­pri tem­pi di adat­ta­men­to e del tipo di tec­nolo­gia disponi­bile, ma esiste.

Questo dovrebbe anche aiutar­ci ad attra­ver­sare ques­ta trasfor­mazione così pro­fon­da forse con meno pau­ra, meno sen­so di inadeguatez­za o di estraneità. Gli ambi­en­ti dig­i­tali e i dis­pos­i­tivi dig­i­tali di ulti­ma gen­er­azione, dotati di sis­te­mi di con­nes­sione evo­lu­ta e di intel­li­gen­za arti­fi­ciale si stan­no a pieno tito­lo mer­i­tan­do di essere con­siderati i nuovi mem­bri del nos­tro team, meno com­pet­i­tivi e con una pre­dis­po­sizione all’essere d’aiuto da cui forse potrem­mo con­tin­uare a impara­re.

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