Employer Value Proposition, cos’è e perché è importante - Glasford International Italy

Employer Value Proposition: cos’è e perché è importante

Employer Value Proposition, cos’è e perché è importante - Glasford International Italy

L’articolo di Valeria Zanfagna (Talent Strategy & Employer Branding Project Manager di Glasford International Italy) e Claudia Faraco (Talent Strategy & Employer Branding Specialist di Glasford International Italy) è inserito nella rubrica “Human Capital” in collaborazione con Laborability.

Negli ulti­mi anni si è dis­cus­so in maniera cres­cente di quan­to sul mer­ca­to del lavoro in Italia pesi una forte spro­porzione tra doman­da e offer­ta. Un “mis­match” che si riscon­tra nel­la man­ca­ta cor­rispon­den­za tra i req­ui­si­ti richi­esti dalle aziende e le com­pe­ten­ze offerte dai lavo­ra­tori (skill short­age). Questo dis­allinea­men­to ha a che fare con il fenom­e­no del “tal­ent short­age”, ovvero la scar­sità di tal­en­ti rispet­to alle neces­sità delle aziende.

Come emerge dall’ultimo Bol­let­ti­no annuale del Sis­tema infor­ma­ti­vo Excel­sior, real­iz­za­to da Union­camere e Anpal, cresce la richi­es­ta di lau­re­ati da parte delle aziende, ma in qua­si il 50% dei casi la ricer­ca risul­ta par­ti­co­lar­mente dif­fi­cile, arrivan­do per cer­ti pro­fili a richiedere anche 4–5 mesi. Questo com­por­ta per l’azienda un impor­tante dis­pendio di tem­po e denaro.

Tra le cause del fenom­e­no pesa anche una mag­giore com­pet­i­tiv­ità del mer­ca­to del lavoro, dove rispet­to al pas­sato si pre­sen­tano più oppor­tu­nità di scelta per i can­di­dati, che pos­sono per­me­t­ter­si un atteggia­men­to più con­sapev­ole e selet­ti­vo.

Il prob­le­ma è tan­to più gravoso per le pic­cole e medie imp­rese, che cos­ti­tu­is­cono il tes­su­to nevral­gi­co dell’economia ital­iana. Alle prese con la neces­sità di far­si conoscere da una platea quan­to più ampia pos­si­bile di can­di­dati, le PMI sof­frono il fat­to di non potere con­tare su un brand imme­di­ata­mente riconosci­bile.

In gen­erale poi, dopo la pan­demia molte per­sone han­no ridi­men­sion­a­to il peso del lavoro nel­la loro vita e ridefini­to i cri­teri che lo ren­dono desider­abile. Oggi un “buon” lavoro non garan­tisce solo il sos­ten­ta­men­to del­la per­sona, ma con­corre al suo benessere a 360 gra­di. Di fronte a tan­ta con­cor­ren­za e com­p­lessità, le aziende sono chia­mate ad affrontare la sfi­da tutt’altro che sem­plice di indi­vid­uare strate­gie effi­caci per attrarre i migliori tal­en­ti e trat­ten­er­li. Il prob­le­ma può essere affronta­to inter­ve­nen­do sui pro­ces­si HR, ma anche sull’individuazione e suc­ces­si­va comu­ni­cazione di ciò che rende l’azienda un “Employ­er of Choice”, il ‘datore di lavoro ide­ale’. È sta­to dimostra­to, infat­ti, che il 75% dei can­di­dati si infor­ma sul­la rep­utazione del brand dell’azienda (attra­ver­so com­pa­ny site, career page, social media) pri­ma di inviare una can­di­datu­ra. Inoltre, la metà decide di non inoltrar­la se non riceve suf­fi­ci­en­ti infor­mazioni sul­la cul­tura, la mis­sion e i val­ori azien­dali.

Sarà bene allo­ra che le aziende si doti­no di un Employ­er Brand effi­cace, per trasmet­tere i pro­pri ele­men­ti pecu­liari e far emerg­ere la pro­pria orga­niz­zazione rispet­to ai com­peti­tor.

Employer Value Proposition: significato e vantaggi

Un con­cet­to che le orga­niz­zazioni oggi sono chia­mate a conoscere e padroneg­gia­re è quel­lo del­la Employ­er Val­ue Propo­si­tion (EVP), cioè la pro­pos­ta di val­ore che l’azienda riv­olge ai pro­pri dipen­den­ti. È l’insieme di aspet­ti più dis­tin­tivi che l’azienda ha da offrire e che dunque deve val­oriz­zare, siano essi tan­gi­bili o intan­gi­bili (ret­ribuzione, ambi­ente di lavoro, cul­tura e val­ori azien­dali, oppor­tu­nità di car­ri­era, sta­bil­ità lavo­ra­ti­va, van­tag­gio com­pet­i­ti­vo).

Al net­to delle val­u­tazioni legate agli aspet­ti tan­gi­bili, come i pac­chet­ti di com­pen­sa­tion e ben­e­fit, vale la pena sot­to­lin­eare quan­to le moti­vazioni val­o­ri­ali legate a ele­men­ti più intan­gi­bili risulti­no oggi più che in pas­sato deci­sive nel­la scelta di un pos­to di lavoro.

I lavo­ra­tori prediligono infat­ti aziende che:

  • garan­tis­cono mag­giore flessibil­ità rispet­to al luo­go, all’orario e alle modal­ità lavo­ra­tive
  • pro­muovono un ambi­ente sano e atten­to ai temi del­la D&I.

È inter­es­sante notare come i gio­vani, in par­ti­co­lare, diano più peso a ele­men­ti come la disponi­bil­ità di tem­po libero, la flessibil­ità e l’autono­mia, rispet­to ad aspet­ti tradizional­mente con­siderati pri­or­i­tari nel­la scelta di un pos­to di lavoro come, ad esem­pio, la sta­bil­ità.

Anche la pos­si­bil­ità di accedere a per­cor­si di for­mazione e/o piani di car­ri­era riveste un ruo­lo pri­or­i­tario, per­ché garan­tisce la prospet­ti­va di una cresci­ta costante, in un’ottica di lun­go peri­o­do.

Più in gen­erale, il tema dell’equi­lib­rio lavoro-vita pri­va­ta è oggi uno degli ele­men­ti a cui i can­di­dati prestano mag­giore atten­zione e le aziende che si impeg­nano a sosten­er­lo ripor­tano un engage­ment dei dipen­den­ti più forte, mag­giore attrat­tiv­ità, inno­vazione, effi­cien­za delle per­sone nelle pro­prie attiv­ità quo­tid­i­ane e migliore qual­ità dei servizi offer­ti ai cli­en­ti.

Alla luce di queste con­sid­er­azioni, la EVP può cos­ti­tuire un vero asso nel­la man­i­ca per le orga­niz­zazioni, non solo ori­en­tan­do i can­di­dati ver­so la scelta di un pos­to di lavoro piut­tosto che un altro, ma anche inci­den­do pos­i­ti­va­mente sul sen­so di apparte­nen­za, sul­la sod­dis­fazione e fideliz­zazione, nonché sul­la pro­dut­tiv­ità e propen­sione all’eccellenza. È sta­to dimostra­to, inoltre, che esiste una cor­re­lazione molto stret­ta tra il liv­el­lo di benessere dei pro­pri dipen­den­ti e per­for­mance eco­nomiche dell’azienda, con effet­ti pos­i­tivi sia sul­la rep­utazione sia sul fat­tura­to.

Una vol­ta indi­vid­u­a­ta la EVP, sarà nec­es­sario definire una strate­gia di comu­ni­cazione ad hoc che sap­pia veico­lare quan­to indi­vid­u­a­to in maniera mira­ta.

La personalizzazione per costruire percorsi efficaci

Lo sce­nario che abbi­amo fin qui descrit­to pre­sen­ta alle aziende una sfi­da tutt’altro che sem­plice e che richiede una padro­nan­za di tem­atiche e stru­men­ti che non sem­pre le orga­niz­zazioni han­no a dis­po­sizione inter­na­mente. Per questo in ogni prog­et­to offri­amo il nos­tro know-how e la nos­tra capac­ità con­sulen­ziale, per accom­pa­gnare le aziende lun­go un per­cor­so mira­to a indi­vid­uare e svilup­pare le migliori soluzioni per rispon­dere effi­cace­mente alle sfide attuali e rag­giun­gere gli obi­et­tivi desiderati.

È impor­tante infat­ti ricor­dare che non esistono soluzioni stan­dard­iz­zate e che le strate­gie non dovreb­bero essere ispi­rate uni­ca­mente ai trend del momen­to. È fon­da­men­tale che il pun­to di parten­za siano le pro­prie speci­ficità, i desideri e le aspet­ta­tive delle pro­prie per­sone. Per questo, in Glas­ford siamo pro­fon­da­mente con­vin­ti che una strate­gia di Employ­er Brand­ing di suc­ces­so non pos­sa pre­scindere da una paro­la d’ordine: “per­son­al­iz­zazione”. La stes­sa che ci gui­da nel­lo svilup­po dei nos­tri prog­et­ti, che spaziano dall’Employer Brand­ing alla Tal­ent Attrac­tion e Recruit­ment, dall’Onboarding alla Employ­ee Expe­ri­ence.

Con­sid­e­ri­amo ora un esem­pio per capire più nel det­taglio come può essere strut­tura­to un nos­tro prog­et­to. Oltre un anno fa è inizia­ta la nos­tra col­lab­o­razione con un’impor­tante realtà azien­dale gen­ovese, estrema­mente sol­i­da dal pun­to di vista finanziario e di busi­ness. In un momen­to di gran­di trasfor­mazioni interne, l’azienda si è riv­ol­ta a noi espri­men­do l’esigenza da un lato di rivedere i pro­pri pro­ces­si per aumentare il liv­el­lo di Employ­a­bil­i­ty e met­tere a pun­to una Tal­ent Strat­e­gy mag­gior­mente rispon­dente alle pro­prie esi­gen­ze di reclu­ta­men­to, dall’altro di miglio­rare la riconosci­bil­ità e attrat­tiv­ità del brand in qual­ità di employ­er (Employ­er Posi­tion­ing).

A par­tire dall’analisi di pras­si, pro­ce­dure e attiv­ità svolte abbi­amo prog­et­ta­to e real­iz­za­to un per­cor­so lavo­ran­do fian­co a fian­co con la fun­zione HR e con il team Mar­ket­ing e Comu­ni­cazione dell’azienda.

Il per­cor­so si è strut­tura­to in 5 step prin­ci­pali, volti rispet­ti­va­mente a:

  • Definire una nuo­va EVP attra­ver­so sur­vey interne e inter­viste, e svilup­pare di con­seguen­za una strate­gia di comu­ni­cazione per val­oriz­zarla;
  • Strut­turare un Dig­i­tal Recruit­ing & Attrac­tion Plan per la costruzione di un baci­no costante di can­di­dati;
  • Miglio­rare la Can­di­date Expe­ri­ence;
  • Mas­simiz­zare la Employ­ee Expe­ri­ence attra­ver­so un nuo­vo proces­so di Onboard­ing per i neoas­sun­ti;
  • Met­tere a pun­to una strate­gia per favorire il benessere dei col­lab­o­ra­tori.

A premiare sono coerenza e autenticità

Per con­clud­ere, rite­ni­amo impor­tante fare una pre­cisazione. Una scarsa con­sapev­olez­za rispet­to alle tem­atiche dell’Employer Brand­ing può indurre a credere che quest’ultimo con­sista, alla fine, in una serie di attiv­ità volte a com­piere un’operazione mera­mente “estet­i­ca” e super­fi­ciale per ren­dere il brand dell’azienda più attrat­ti­vo e ader­ente ai trend del momen­to.

Cav­al­care l’onda medi­at­i­ca di una sen­si­bil­ità più eco­log­i­ca o atten­ta a temi come quel­lo del­la Diver­si­ty & Inclu­sion è una ten­tazione che molte aziende avvertono, ma assec­on­dar­la sen­za pre­oc­cu­par­si trop­po che l’immagine pro­mossa rispec­chi davvero la realtà azien­dale può essere molto peri­coloso. Un ris­chio con­cre­to per le aziende che comu­ni­cano inten­ti nobili ai quali, tut­tavia, non cor­rispon­dono azioni con­crete è quel­lo di avere un dan­noso “effet­to boomerang”, che può portare alla perdi­ta di fidu­cia da parte di cli­en­ti, investi­tori, dipen­den­ti e poten­ziali can­di­dati.

Per questo per le aziende è cru­ciale avere al pro­prio fian­co pro­fes­sion­isti che sap­pi­ano sup­por­t­ar­le non solo attra­ver­so gra­fiche accat­ti­van­ti e idee cre­ative, ma che conoscano pro­fon­da­mente le tem­atiche HR e siano aggior­nati su tut­ta la nor­ma­ti­va ril­e­vante. Soprat­tut­to, che sap­pi­ano com­pren­dere a fon­do le esi­gen­ze e le speci­ficità di ogni orga­niz­zazione.

In un mon­do in cui il dig­i­tale a volte con­sente di mostrar­si facil­mente per ciò che in realtà non si è, a pre­mi­are sul lun­go peri­o­do, oltre l’abbaglio iniziale, sono coeren­za e aut­en­tic­ità.

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