
3. Febbraio 2022 Evolutioners’ wor(l)d: Barbara Rizzo, Head of Assessment Architecture & People Metrics
Oggi le organizzazioni stanno attraversando una fase estremamente complessa e assistono ad un progressivo stato di affaticamento e disorientamento delle proprie persone. Come aiutare persone ed imprese in questo scenario? Quali strumenti e quali soluzioni possono essere più adatti in una complessità di questa portata? Ne abbiamo parlato con Barbara Rizzo, Head of Assessment Architecture & People Metrics di Glasford International Italy.
Perché hai abbracciato il progetto Glasford?
Ho sempre creduto che le persone possano fare cose straordinarie: basta guardare tutto quello che abbiamo intorno e i servizi su cui possiamo contare, le innovazioni che rivoluzionano il nostro modo di vivere o la tecnologia che ci accompagna verso traguardi sempre più sorprendenti. Per questo motivo ho deciso di dedicarmi allo studio e all’applicazione della Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni, in tutte le sue dimensioni. Riuscire a progettare sistemi di valutazione etici e affidabili, che aiutino le persone e le aziende a capire quale tipo di competenza o di attitudine serva per far fronte alle tante sollecitazioni quotidiane — oggi più che mai complesse e impegnative — è per me un impegno professionale e personale costante.
Esistono risorse incredibili all’interno di ognuno di noi, che possiamo esprimere solo quando ci sentiamo accolti e accettati e sentiamo di avere intorno la fiducia e le aspettative di chi lavora con noi. In Glasford ho incontrato persone che avevano la mia stessa passione per la cura delle persone e delle organizzazioni di cui fanno parte e per la ricerca di metodi rigorosi e moderni capaci di trovare le soluzioni migliori. Essere evolutioner per noi significa essere capaci di vedere le dimensioni veramente predittive, e farlo integrando le ricerche e le tecnologie più innovative possibili.
Che ruolo hai in Glasford e a quale mandato risponde?
Oggi tutte le organizzazioni stanno attraversando una fase davvero complessa (perché non si tratta più di un momento circoscritto, ma dobbiamo parlare di periodo), in cui da un lato si sono dimostrate capaci di fronteggiare una emergenza inimmaginabile, di rendere le proprie aziende flessibili, addirittura smaterializzate in alcuni casi, e di creare connessioni stabili nonostante tutto, ma al contempo assistono ad un progressivo stato di affaticamento e disorientamento delle persone, che spesso non riescono neanche bene ad esprimere. Come poter aiutare le imprese in tutto questo? Quali strumenti e quali soluzioni possono essere più adatti in una complessità di questa portata?
In Glasford, all’interno della Business Unit Assessment Architetture & People Metrics che ho il piacere di guidare, abbiamo riprogettato non solo gli strumenti di individuazione e di valutazione del profilo di expertise e di potenziale della persona, ma anche i tool di supporto per la loro gestione e i percorsi di sviluppo in loro sostegno. Abbiamo settato nuovamente gli indicatori e i parametri di misurazione per aiutare gli imprenditori, la linea e le persone stesse a capire che oggi un calo dell’attenzione o un’insofferenza al lavoro di team non necessariamente corrispondono ad una minor adesione al progetto da parte della persona né significano un calo delle sue competenze o delle sue attitudini. Più probabilmente si tratta di un affaticamento cognitivo e ambientale, come ci insegnano le neuroscienze, dovuto all’essere obbligati a lavorare in un “habitat” antifunzionale dovuto alle lunghe ore di esposizione video, alle preoccupazioni costanti dovute alla pandemia che lavorano in background.
Per far fronte a queste esigenze, in Glasford ci siamo preoccupati di dare vita a strumenti capaci di tenere conto di tutto questo e di percorsi che aiutino le persone ad affrontare ed esprimere al meglio quella che oggi chiamiamo la Extra Complexity Tenure.
Essere Head of Assessment Architecture & People Metrics in una società di Human Capital come la nostra significa aiutare le imprese che si affidano a noi a rispondere a questo trasversale bisogno di comprensione delle nuove competenze e delle nuove sfide, che dovremo tutti affrontare e che stiamo già ampiamente affrontando. Per farlo, abbiamo trasformato i servizi di assessment tradizionali in una direzione più articolata, quella dell’Assessment Architecture appunto. Questo ci permette di osservare aspetti più mirati, e di farlo mettendo al centro la Candidate Experience della persona per accompagnarla attraverso un percorso intuitivo e contemporaneo, che la impegni senza extra affaticarla inutilmente e che dia come risultato una fotografia attendibile, accurata e ricca di suggerimenti e insight per capitalizzare tutto il proprio valore già dal giorno successivo.
Quali saranno, sul fronte HR, le sfide che le imprese dovranno affrontare nei prossimi anni?
In questa rilettura dei servizi che offriamo abbiamo pensato, ovviamente, anche alla funzione HR e ai professionisti che la animano, guardando attraverso il loro sguardo gli interrogativi e le sfide che oggi si trovano ad affrontare. Ci siamo resi conto che è sempre più importante avere dei cruscotti adattivi ma affidabili che supportino le scelte e le decisioni lungo traiettorie – che spesso, in questo momento, impongono una navigazione a vista. Qui nascono i servizi di People Metrics, ovvero una serie di tool e di percorsi che aiutino sempre di più le organizzazioni ad avere un approccio che sappia guardare ai dati disponibili e utili, e alle correlazioni possibili tra i diversi fenomeni che si manifestano. Uno sguardo che sia data-driven e orientato ai People Analytics, oggi più che mai sviluppati in modo nuovo e più potente.
Se è vero che si sta osservando quasi un abuso del chiamare in causa l’intelligenza artificiale, quasi mai davvero applicabile all’interno di sistemi finiti come sono gli aspetti HR nelle organizzazioni, è altrettanto vero, invece, che oggi posiamo contare su sistemi capaci di processare volumi di informazioni impensabili fino a qualche anno fa e in questo appunto più potenti. I People Metrics nascono quindi come alleati delle funzioni HR nel potenziarne le capacità di gestione strategica e operativa del capitale umano.
Che consigli daresti alle aziende che vogliono valorizzare il capitale umano?
Il consiglio che darei soprattutto oggi alle organizzazioni, per valorizzare a pieno il proprio patrimonio umano, è quello di partire dalle piccole cose, perché è da lì che possono ripartire le grandi rivoluzioni. Mi spiego meglio. Oggi abbiamo 4 generazioni diverse che operano nelle stesse strutture, cosa mai accaduta prima, abbiamo domande e aspettative diverse da parte delle persone e del mercato, che si interrogano su come avere un ambiente lavorativo più giusto e rispettoso delle diversità, sostenibile, inclusivo. La capacità di comunicare e di metacollaborare con sistemi di remote-collaboration sempre più presenti è diventata essenziale e abbiamo spesso persone — più spesso manager — magari bravissimi e capaci di operare nel sistema precedente, che oggi si sentono sopraffatte e inadeguate di fronte a tutte queste trasformazioni.
Partire dalle cose piccole significa aiutare le aziende a ripartire dalle domande oggi centrali. Come posso allenare il mio management ad essere un leader nella digital e nella HR transfomation? Quali risorse possedute vanno solo riconfigurate e quali invece dobbiamo allenare ex novo? Come posso sostenere i miei dipendenti nel trovare un equilibrio tra i risultati che dobbiamo realizzare e il sovraccarico cognitivo e di stress che inevitabilmente li investe? Per ognuna di queste domande, come professionisti che hanno deciso di dedicare la propria carriera e la propria vita a migliorare le condizioni di vita e di produttività degli altri, abbiamo messo a punto tanti strumenti, tanti percorsi customizzabili che fondano però le loro radici in una ricerca cross disciplinare scientifica robusta e in continuo aggiornamento.
Questa è la proposta che vogliamo rappresentare in Glasford: la co-costruzione di nuovi sistemi di riferimento attraverso i quali spiegarsi meglio i comportamenti delle persone, come può essere espresso oggi il talento, di quale talento abbiamo bisogno e come costruire ambienti e organizzazioni in cui anche gli eventi disruptive o imprevisti non facciano scacco matto al re, ma trovino contesti capaci di adattarsi in cui le persone partecipino con senso di fiducia e motivazione. La miglior premessa per usare al meglio le competenze, anche le più tecniche, e trovare quindi tutte le soluzioni che servono. Essere Evolutioner e People Oriented significa per noi questo.
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