Leadership e sostenibilità. Integrare le strategie ESG nel modello di business - Glasford International Italy

Leadership e sostenibilità: integrare le strategie ESG nel modello di business

Leadership e sostenibilità. Integrare le strategie ESG nel modello di business - Glasford International Italy

In Italia come nel resto del mon­do, i cam­bi­a­men­ti trainati ed imposti dal binomio inno­vazione — sosteni­bil­ità appaiono sem­pre più evi­den­ti e coin­vol­go­no orga­niz­zazioni di ogni mer­ca­to e dimen­sione. Per con­frontar­si sul­la por­ta­ta di questi fenomeni e sul modo in cui le aziende sono chia­mate a rispon­dere, osser­van­doli con una lente com­ple­mentare a quel­la del­la con­sulen­za direzionale, Francesca Sguario (Senior Con­sul­tant di Glas­ford Inter­na­tion­al Italy atti­va nel Trivene­to) ha dialoga­to con la Pro­fes­sores­sa Eleono­ra Di Maria, Full Pro­fes­sor of Busi­ness Man­age­ment pres­so l’Università degli Stu­di di Pado­va.
Dal loro con­fron­to è nato questo arti­co­lo, che si pone l’obiettivo di anal­iz­zare lo sce­nario attuale e l’impatto del­la tran­sizione sosteni­bile sulle orga­niz­zazioni, sul­la lead­er­ship e sui mod­el­li di busi­ness.

Le due transizioni: Industry 4.0 ed economia circolare

È ora­mai evi­dente che gli even­ti transazion­ali che impat­tano sull’ecosistema azien­da riguardano la dig­i­tal­iz­zazione (la cosid­det­ta Indus­try 4.0) e l’adozione di prin­cipi di econo­mia cir­co­lare. Il trend di cres­cente con­sapev­olez­za ed atten­zione ver­so queste tem­atiche non carat­ter­iz­za oggi sola­mente le orga­niz­zazioni dimen­sion­al­mente più gran­di, ma anche il seg­men­to delle PMI, purché pre­senti­no una visione strate­gi­ca più defini­ta e chiara che tro­va in questi trend la sua base fon­dante.

Inter­es­sante com­pren­dere le moti­vazioni che han­no por­ta­to ques­ta ten­den­za ad affer­mar­si. Esse non sono solo da ricon­dur­si a novità del leg­is­la­tore, che emana nor­ma­tive più strin­gen­ti ver­so l’adozione di com­por­ta­men­ti azien­dali sosteni­bili (spe­cial­mente in otti­ca ambi­en­tale, ad esem­pio attra­ver­so il “Green Deal europeo” che mira a ren­dere il vec­chio con­ti­nente il pri­mo ad impat­to cli­mati­co zero entro il 2050) o di Comi­tati quale quel­lo di Cor­po­rate Gov­er­nance (che dal 1998 emana un Codice riv­olto alle soci­età con azioni quo­tate sul mer­ca­to gesti­to da Bor­sa Ital­iana, iden­ti­f­i­can­do gli obi­et­tivi di una buona gov­er­nance e i com­por­ta­men­ti ritenu­ti fun­zion­ali al rag­giung­i­men­to degli stes­si). Con­tribuis­cono anche le richi­este del mer­ca­to e dei con­suma­tori, sem­pre più ori­en­tati ver­so prodot­ti e servizi green e sen­si­bili nei con­fron­ti di tem­atiche sociali, che spin­gono per­tan­to tut­ti gli anel­li del­la cate­na del val­ore ad adottare com­por­ta­men­ti sosteni­bili.

Le aziende di dif­fer­en­ti set­tori e mer­cati han­no così ben com­pre­so che l’unione tra tran­sizione dig­i­tale e sosteni­bil­ità può fornire innu­merevoli van­tag­gi e oppor­tu­nità. Da diver­si stu­di emerge infat­ti che queste due tran­sizioni spes­so coesistono e si ali­men­tano l’un l’altra: il pun­to di parten­za può quin­di essere dif­fer­ente, per­ché i per­cor­si pos­si­bili sono vari e non gen­er­al­iz­za­ti. Farne una pri­or­ità e un ele­men­to su cui fon­dare il pro­prio pur­pose non è però ele­men­to suf­fi­ciente: serve intrapren­dere azioni effi­caci e, soprat­tut­to, serve una reale azione inte­gra­ti­va del­la strate­gia ESG nel mod­el­lo di busi­ness per pro­muo­vere, favorire e con­sol­i­dare il cam­bi­a­men­to. E, verosim­il­mente, chi oggi affer­ma nel pro­prio pur­pose di essere atten­to a tem­atiche di sosteni­bil­ità ma non mette in prat­i­ca azioni strate­giche volte al persegui­men­to di un’innovazione in ques­ta direzione rimar­rà in futuro fuori dai giochi.

Il ruolo chiave della leadership aziendale

Ma allo­ra come pot­er far sì che queste orga­niz­zazioni non rimangano un pas­so indi­etro rispet­to ad un mon­do in con­tin­ua evoluzione? La reale trasfor­mazione, in azien­da, si ha quan­to l’imprenditore o il top man­age­ment ren­dono la sosteni­bil­ità una pri­or­ità strate­gi­ca e una via per essere com­pet­i­tivi, inte­grandola nel­la definizione degli obi­et­tivi e del­la direzione azien­dale, guidan­do in questo modo la tran­sizione ver­so un mod­el­lo d’im­pre­sa più sosteni­bile. Questo può impli­care la trasfor­mazione del prodot­to in servizio, oppure l’in­gres­so in nuovi mer­cati, o anco­ra la creazione di nuove divi­sioni o start-up legate alla sosteni­bil­ità. Allo stes­so modo, è impor­tante prestare sem­pre mag­giore atten­zione alle tem­atiche oggi estrema­mente ril­e­van­ti per col­lab­o­ra­tori e can­di­dati, quali Diver­si­ty & Inclu­sion, com­pren­sione delle esi­gen­ze delle diverse gen­er­azioni e delle mutate richi­este delle per­sone. Serve quin­di che il top man­age­ment sia capace di una let­tura com­pet­i­ti­va delle sfide legate alla sosteni­bil­ità, trasfor­man­dole in oppor­tu­nità di evoluzione.

Come soci­età di con­sulen­za direzionale ed Exec­u­tive Search, il nos­tro osser­va­to­rio ci con­sente di anal­iz­zare questi cam­bi­a­men­ti. L’evoluzione non poi così scon­ta­ta che sta coin­vol­gen­do i ver­ti­ci azien­dali e tut­ta la C‑Suite è sem­pre più tan­gi­bile, e sem­pre più fre­quente­mente assis­ti­amo alla ricer­ca di un set di com­pe­ten­ze non solo stret­ta­mente legate alla fun­zione speci­fi­ca, ma che si allargano e si ali­men­tano dall’influen­za di diver­si ambiti inter­dis­ci­pli­nari.

Non a caso sono sem­pre più le orga­niz­zazioni che stan­no strut­turan­do i pro­pri mod­el­li di Gov­er­nance dotan­do il pro­prio organ­i­gram­ma di un rin­for­zo indis­pens­abile: il Sus­tain­abil­i­ty Man­ag­er, capace di com­pren­sione mul­ti­dis­ci­pli­nare che abbrac­cia Sup­ply Chain, Eco­nom­ics, HSE, People&Culture, mer­ca­to, pro­cure­ment e con­suma­tori finali. Fon­da­men­tale è infine la visione strate­gi­ca e di proces­so, per creare un dial­o­go con tutte le fun­zioni azien­dali e gli stake­hold­er por­ta­tori di esi­gen­ze tra loro dif­feren­zi­ate, comu­ni­can­do effi­cace­mente le inizia­tive attuate e com­pren­den­done a fon­do le impli­cazioni. Siamo cer­ta­mente in una fase evo­lu­ti­va, e l’auspicio è che si arrivi rap­i­da­mente a con­sol­i­dare il ruo­lo di queste fig­ure all’interno delle orga­niz­zazioni.

Il con­trib­u­to del mon­do Uni­ver­si­tario nell’offerta di per­cor­si for­ma­tivi adeguati a gestire le esi­gen­ze del­la twin tran­si­tion in tal sen­so è molto forte, come ci spie­ga la Pro­fes­sores­sa Di Maria, docente dell’Università degli Stu­di di Pado­va che dal 2023 pro­muove il bien­nio in Man­age­ment for Sus­tain­able Firms, con l’obiettivo di for­mare quel­li che saran­no i futuri leader, fig­ure capaci di gestire la doppia tran­sizione che andran­no a popo­lare linee man­age­ri­ali nelle aree Mar­ket­ing, Dig­i­tal Trans­for­ma­tion, Oper­a­tions, Sup­ply Chain Man­age­ment, Orga­ni­za­tion, Human Resources Man­age­ment.

Dare concretezza al proprio impegno

Tra le strade per tes­ti­mo­ni­are la pro­pria atten­zione nei con­fron­ti del­la sosteni­bil­ità, una ten­den­za in cresci­ta è quel­la del­la trasfor­mazione in soci­età ben­e­fit o del­la cer­ti­fi­cazione come B‑Corp. Nel pri­mo caso, l’organizzazione, con un atto volon­tario ed una visione strate­gi­ca di lun­go ter­mine, mod­i­fi­ca il pro­prio statu­to giuridi­co impeg­nan­dosi a rag­giun­gere obi­et­tivi sociali ed ambi­en­tali, oltre che eco­nomi­ci, e redi­ge ogni anno un bilan­cio d’impatto. Nel sec­on­do, invece, l’azienda accetta di essere mis­ura­ta sec­on­do indi­ca­tori di sosteni­bil­ità rig­orosi che val­u­tano cinque aree del­la vita azien­dale (Gov­er­nance, Lavo­ra­tori, Comu­nità, Ambi­ente, Cli­en­ti), per ottenere l’attestazione a B‑Corp ed entrare a far parte di una com­mu­ni­ty mon­di­ale che si scam­bia best prac­tice su tutte le tem­atiche di sosteni­bil­ità ambi­en­tale, sociale e di gov­er­nance, favoren­do il miglio­ra­men­to con­tin­uo.

Non è però una neces­sità o un’imposizione ind­i­riz­zarsi ver­so queste due evoluzioni, basterebbe attuare una comu­ni­cazione che pun­ti su coeren­za, trasparen­za e dati con­creti, selezio­nan­do le evi­den­ze più legate alle richi­este del mer­ca­to e iden­ti­f­i­can­do gli indi­ca­tori utili a dimostrare che si sta real­mente agen­do in modo sosteni­bile. La comu­ni­cazione in tal sen­so dovrebbe essere diver­si­fi­ca­ta, coin­vol­gen­do non solo i canali “tradizion­ali” – come i social net­work e il pack­ag­ing – ma adot­tan­do nuovi approc­ci e touch­point per coin­vol­gere i con­suma­tori e dialog­a­re con loro. Acquisendo mag­giore con­sapev­olez­za delle richi­este, le orga­niz­zazioni pos­sono rispon­dere al meglio, focal­iz­zan­dosi sug­li ele­men­ti ritenu­ti più impor­tan­ti e, se nec­es­sario, spie­gan­do per­ché non pos­sono essere attuate alcune azioni e il modo in cui si cer­ca di mit­i­gare il pro­prio impat­to. Così facen­do, si eviterebbe in molti casi la perdi­ta di cred­i­bil­ità che il “green­wash­ing” (ovvero una comu­ni­cazione di atten­zione alla sosteni­bil­ità che però non pog­gia effet­ti­va­mente su una reale trasfor­mazione) inesora­bil­mente por­ta con sé.

Essere aziende virtuose

In con­clu­sione, quin­di, serve pren­dere coscien­za del fat­to che la sosteni­bil­ità è diven­ta­ta una pri­or­ità per il mer­ca­to e che, per questo, le orga­niz­zazioni sono chia­mate a cogliere l’op­por­tu­nità di trasfor­mar­la da vin­co­lo a van­tag­gio com­pet­i­ti­vo. Ciò sig­nifi­ca impara­re dagli esem­pi pos­i­tivi, pur nel­la con­sapev­olez­za che non esiste una ricetta uni­ca, e che occorre per­ciò trac­cia­re il per­cor­so più adat­to alla pro­pria azien­da: si può par­tire dall’innovazione di prodot­to, dal riu­so degli scar­ti, dall’ecoefficienza, o da aspet­ti legati al benessere dei col­lab­o­ra­tori come flessibil­ità o wel­fare. È un per­cor­so arti­co­la­to che può trarre gio­va­men­to dal­la col­lab­o­razione con uni­ver­sità, for­n­i­tori e altre aziende, cre­an­do un net­work gra­zie al quale svilup­pare soluzioni inno­v­a­tive e rispon­dere alle sfide del­la sosteni­bil­ità. Solo in questo modo è pos­si­bile rag­giun­gere il duplice obi­et­ti­vo di accrescere la pro­pria com­pet­i­tiv­ità e, soprat­tut­to, con­tribuire alla costruzione di un mon­do migliore per le future gen­er­azioni.

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