Le competenze di un leader nell’era della discontinuità

Le competenze di un leader nell’era della discontinuità

Le competenze di un leader nell’era della discontinuità

L’articolo di Emanuela Ferro (Head of Executive Search, Partner & Board Member di Glasford International Italy) è inserito nella rubrica “Human Capital” in collaborazione con Laborability.

La costante è la discontinuità

Da sem­pre la trasfor­mazione è insi­ta nel­la natu­ra delle orga­niz­zazioni: le imp­rese sono chia­mate a cam­biare quan­do si aprono a nuovi mer­cati, quan­do intro­ducono nuovi prodot­ti o servizi, quan­do adot­tano un nuo­vo mod­el­lo di busi­ness, nel momen­to in cui si ver­i­fi­ca un pas­sag­gio gen­er­azionale o una cresci­ta dimen­sion­ale. Ma l’evoluzione avviene anche in rispos­ta alle gran­di sfide dei nos­tri tem­pi, quali ad esem­pio la sosteni­bil­ità e la dig­i­tal­iz­zazione.

È suf­fi­ciente leg­gere i dati che giun­gono dal mer­ca­to per ren­der­si con­to di quan­to le imp­rese stesse siano con­sapevoli di questi cam­bi­a­men­ti. Ad esem­pio, sec­on­do la Sur­vey EY sull’Imprenditoria Ital­iana rilas­ci­a­ta ad aprile 2023, l’87% degli impren­di­tori inter­vis­ta­ti ritiene che reces­sione eco­nom­i­ca e crisi d’impresa con­tin­uer­an­no a essere un prob­le­ma per le orga­niz­zazioni nel prossi­mo futuro, anche se nel­la mag­gior parte dei casi non a lun­go ter­mine. Per rispon­dere effi­cace­mente, un quar­to di loro pen­sa saran­no ril­e­van­ti inves­ti­men­ti nei tal­en­ti e nelle com­pe­ten­ze delle pro­prie per­sone.

In questo con­testo di inces­sante muta­men­to, impreved­i­bili oppor­tu­nità e rischi da val­utare, l’unica certez­za è la dis­con­ti­nu­ità. A cam­biare è il par­a­dig­ma stes­so di cam­bi­a­men­to, che diven­ta sem­pre più flu­i­do e con­tin­u­a­ti­vo: ogni orga­niz­zazione è chia­ma­ta ad accettare il ris­chio e tra­mu­tar­lo in oppor­tu­nità per evol­vere.

Ciò sig­nifi­ca diventare antifrag­ilirispon­den­do agli impul­si che giun­gono da un con­testo incer­to e mutev­ole e rin­no­van­dosiconi­u­gan­do la solid­ità nec­es­saria per non snat­u­rare ciò che si è sta­ti fino ad oggi e la flessibil­ità che con­sente di evol­vere e val­oriz­zare ciò che anco­ra si potrà diventare.

Come soci­età di con­sulen­za direzionale che opera in ambito Human Cap­i­tal, le lenti con cui osservi­amo questi muta­men­ti sono quelle dell’organizzazione, delle per­sone e delle com­pe­ten­ze che pos­sono gov­ernare una sim­i­le com­p­lessità.

Nel­la nos­tra espe­rien­za all’interno del­la busi­ness line Exec­u­tive Search ci con­fron­ti­amo spes­so con gli azion­isti per iden­ti­fi­care i leader che li accom­pa­g­n­er­an­no nel­la loro evoluzione. E, se è vero che il con­testo sta cam­bian­do, è tem­po di rivedere l’identikit del CEO, il faro che potrà aiutare l’organizzazione a “nav­i­gare in un mare non sem­pre cal­mo e preved­i­bile”.

Le competenze del CEO devono essere trasversali

Il mix di com­pe­ten­ze da ricer­care in ques­ta figu­ra api­cale è diver­so a sec­on­da delle sfide da super­are, tut­tavia pos­si­amo ril­e­vare alcu­ni ele­men­ti ricor­sivi.

Ben oltre le com­pe­ten­ze ver­ti­cali che carat­ter­iz­zano i ruoli speci­fi­ci e che ren­dono soli­do il liv­el­lo di exper­tise all’interno di ogni impre­sa, diven­ta indis­pens­abile che il lead­er­ship team – a par­tire dal CEO – pos­seg­ga quel set di atti­tu­di­ni, val­ori e com­pe­ten­ze trasver­sali che per­me­t­tono di vedere una direzione pri­ma, di indi­car­la e guidare ver­so essa poi, cre­an­do un cli­ma di fidu­cia per l’intero eco­sis­tema e real­iz­zan­do risul­tati cred­i­bili e sosteni­bili.

Le com­pe­ten­ze trasver­sali sono la bus­so­la che con­sente al leader di atti­vare conoscen­ze e abil­ità agili per affrontare prob­le­mi com­p­lessi e guidare con suc­ces­so la pro­pria orga­niz­zazione, anche in con­dizioni di mer­ca­to diverse da quelle fino­ra sper­i­men­tate.

Sono tre le carat­ter­is­tiche con­sentono al CEO di rag­giun­gere questi obi­et­tivi, vedi­amole nel det­taglio.

Il nuovo CEO deve essere un pioniere

Ciò sig­nifi­ca avere la capac­ità di leg­gere e com­pren­dere il con­testo attuale e immag­inare sce­nari futuri: una buona visione glob­ale per­me­tte di pren­dere deci­sioni con­sideran­do mer­cati e orga­niz­zazione, in una prospet­ti­va tan­to di breve quan­to di lun­go peri­o­do.

È una carat­ter­is­ti­ca stret­ta­mente lega­ta alla capac­ità di anal­isi, che con­sente di rac­cogliere e anal­iz­zare effi­cace­mente infor­mazioni, coni­u­gan­do quadro d’insieme e visione di det­taglio, e al prob­lem solv­ing.

Curiosità e aper­tu­ra men­tale sono gli ingre­di­en­ti chi­ave per portare inno­vazione all’interno dell’impresa. E, se la costante è il cam­bi­a­men­to, non pos­sono man­care solide capac­ità di change man­age­ment per intravedere oppor­tu­nità di evoluzione e gen­er­azione di val­ore per l’impresa.

Il nuovo CEO deve essere un realizzatore

Un CEO vision­ario che non sap­pia al con­tem­po guidare e met­tere in sicurez­za la real­iz­zazione del­la pro­pria visione avrebbe dif­fi­coltà nel nos­tro Paese, tan­to nelle medie imp­rese – che richiedono un’alta capac­ità di reazione alle sol­lecitazioni esterne – quan­to nelle multi­nazion­ali estere, che devono dec­linare in maniera effi­cace le strate­gie def­i­nite dal­la capogrup­po tenen­do con­to delle speci­ficità del nos­tro con­testo socioe­co­nom­i­co e politi­co.

Il CEO è colui che ha la capac­ità di “far accadere le cose” tra­ducen­do il pen­siero in azione, e le com­pe­ten­ze nec­es­sarie per far­lo sono deci­sion mak­ingpiani­fi­cazione e gui­da dell’execution.

Il nuovo CEO deve essere un motivatore

Il cam­bi­a­men­to in atto diven­ta caos se il leader non si dimostra in gra­do di coin­vol­gere e guidare le per­sone ver­so obi­et­tivi e fine ulti­mo. Per rius­cir­ci, il CEO deve essere cred­i­bile, costru­ire rap­por­ti di fidu­cia e gener­are con­sen­so, incor­ag­gian­do la col­lab­o­razione e val­oriz­zan­do l’apporto di ognuno e l’iniziativa indi­vid­uale, sup­por­t­an­do lo svilup­po e soste­nen­do la moti­vazione.

E, se è vero che “nes­sun uomo è un’isola”, non lo è neanche il CEO: per questo è impor­tante che sap­pia fare net­work­ing, costru­en­do e man­te­nen­do relazioni con gli stake­hold­er chi­ave, che siano interni o esterni all’organizzazione.

Pio­niere, real­iz­za­tore, moti­va­tore: il nuo­vo CEO risponde alle sfide poste dall’era del­la dis­con­ti­nu­ità non preve­den­do il futuro – sarebbe impos­si­bile – ma ponen­dosi le domande giuste, iden­ti­f­i­can­do e ges­ten­do al meglio le risorse al fine di rag­giun­gere gli obi­et­tivi posti dal busi­ness plan, e trac­cian­do la rot­ta più effi­cace per far­lo.

Ciò sig­nifi­ca anche gestire il ris­chio di pren­dere deci­sioni in un con­testo mutev­ole in cui il quadro non è sem­pre per­fet­ta­mente chiaro, esplo­ran­do e sper­i­men­tan­do per co-costru­ire, insieme alle pro­prie per­sone, un per­cor­so di cresci­ta che sia effi­cace nel breve e sosteni­bile nel lun­go ter­mine.

EvolAzione: evolvere attraverso l’azione

Gra­zie al nos­tro pro­to­col­lo New Role for Chal­lenges, da alcu­ni anni accom­pa­g­ni­amo le imp­rese nell’identificazione di questi leader, con­sapevoli che, a fronte del con­tin­uo muta­men­to delle con­dizioni sociali, eco­nomiche, psi­co­logiche e politiche in cui ci muovi­amo, tali ruoli ven­gono ripen­sati e agi­ti in modo nuo­vo per garan­tire il suc­ces­so dell’organizzazione.

L’anal­isi e la co-prog­et­tazione, insieme all’impresa, dell’identikit del suo “pio­niere-real­iz­za­tore-moti­va­tore” pas­sa nel nos­tro quo­tid­i­ano da un approc­cio tridi­men­sion­ale che unisce Mer­ca­to, Azien­da e Per­sona per un’efficace let­tura del­la com­p­lessità.

Per­ché solo leggen­do tale com­p­lessità è pos­si­bile iden­ti­fi­care il CEO che saprà rispon­dere alla dis­con­ti­nu­ità, accom­pa­g­nan­do ogni impre­sa nel­la sua evoluzione e guidan­dola attra­ver­so l’azione.

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