
27. Settembre 2023 Intelligenza Artificiale nella selezione del personale: il saggio equilibrio tra efficienza e human touch
Lo cantavano i Kaftwerk nella loro “The Robots” già nel 1978: “Siamo robot e siamo semplicemente programmati per fare tutto quello che vuoi”. Mutatis mutandis, cos’è che nella selezione del personale vorremmo affidare a una Intelligenza Artificiale? Se la risposta è “trovare il candidato giusto per la mia azienda”, credo rimarremo delusi.
Quando parliamo di “selezione” ci riferiamo infatti al coniugare le strategie, i bisogni e le aspettative di un’impresa con il progetto professionale, le ambizioni e i desideri di una persona: un’attività che incorpora una componente conoscitiva e relazionale fondamentale. E quanto una macchina, per quanto sofisticata e capace di padroneggiare e rielaborare al meglio le informazioni che le daremo e che già possiede, può realizzare un compito del genere?
L’Intelligenza Artificiale come “tecnologia del presente”
L’Intelligenza Artificiale è uno strumento formidabile per aiutarci a svolgere in modo più veloce compiti che consumano tempo e spesso a basso valore aggiunto, facendoli meglio di noi, e spesso più velocemente. È una tecnologia ormai imprescindibile che supporterà sempre più da vicino il nostro lavoro di selezione, con l’obiettivo di renderlo ancora più efficiente ed efficace. In una recente ricerca di Verta, è emerso come il 63% delle aziende intervistate abbia deciso di incrementare o mantenere il budget del 2023 dedicato al Machine Learning e all’Intelligenza Artificiale. Non parliamo dunque di una tra le tante tecnologie che caratterizzano il nostro tempo, ma della “tecnologia del presente”, la più rilevante in quest’epoca storica: già a settembre 2020 il Parlamento Europeo ci dice in una sua pubblicazione che “L’IA è centrale per la trasformazione digitale della società ed è diventata una delle priorità dell’UE”.
L’IA ha impatti e applicazioni in tutti i campi e settori. Nel mondo della selezione del personale, l’Intelligenza Artificiale ci può ad esempio aiutare a tradurre un curriculum, a scrivere una lettera di presentazione o un’e‑mail a un cliente, a classificare le competenze riportate dal candidato. In fase di analisi delle candidature può essere utile per ridurre i pregiudizi (celebre il caso citato da Yale su una selezione condotta dalla polizia) accrescendo l’oggettività del processo di individuazione dei candidati, perché a volte è più attenta alle trappole dei bias e dei pregiudizi di quanto non lo sia l’essere umano. Eccolo il robot di cui parlano i Kraftwerk, “programmami e farò qualsiasi cosa”. Possiamo programmare un’Intelligenza Artificiale chiedendole di “trovare il migliore candidato”, e lei elaborerà al meglio le informazioni che possiede, in chiave generativa, predittiva, bias-related, tutto quello che vogliamo, arrivando magari a produrre una short list.
L’importanza del fattore umano
Ma in una relazione, in una scoperta reciproca come un processo di selezione, il fattore umano non è una caratteristica sempre e completamente ponderabile. Basti pensare alla complessità delle architetture di assessment che scandagliano nel profondo le caratteristiche personali dei candidati, le loro emozioni e attitudini, per descrivere al meglio la straordinaria multidimensionalità umana – non solo con test e simulazioni, ma grazie soprattutto all’apporto di psicologi e tecnici del settore che si relazionano con il candidato a un livello personale e diretto. Per questo in Glasford parliamo di People Discovery, perché riteniamo che il processo di selezione al suo cuore sia un’esplorazione, una scoperta, una conoscenza, una dinamica di relazione che coinvolge imprenditori, manager e candidati, e che non si può esaurire in un report o un matching ricavati da elaborazioni di un algoritmo complesso.
Spesso, quando si parla di Intelligenza Artificiale che sostituisce l’uomo nella selezione del personale, si fa riferimento alla redazione di annunci di lavoro sempre più precisi, efficaci nell’attrarre l’attenzione, ingaggianti. Annunci che generano candidature, che a loro volta producono short list, e il gioco è fatto, ecco il candidato giusto. Ma in realtà stiamo parlando di un elemento parziale del processo, che spesso – soprattutto a livello manageriale e dirigenziale – non è neppure previsto, perché queste selezioni si svolgono senza nemmeno pubblicare un annuncio di lavoro, analizzando piuttosto il network, il mercato, i settori e le persone che li popolano. Alcuni diranno che l’IA può “scremare” e velocizzare: certamente, ma selezionare è ben altro, non individuare per approssimazioni successive, a meno di non voler accettare rischiosi compromessi sulla qualità del processo.
Nel processo di selezione esisterà sempre un momento in cui le persone, siano imprenditori, manager o candidati, si dovranno incontrare, conoscere, comprendere, piacere, unire o respingere, ed è compito nostro, come professionisti, far sì che questi incontri possono nascere da analisi efficienti ed efficaci che permettano di incontrarsi a chi “sappiamo” si piacerà, dove questo “sapere” è l’ingrediente umano imprescindibile e non delegabile ad alcun programma, perché frutto di una valutazione che va ben oltre la catalogazione di informazioni fattuali. Possiamo affidarci a un’Intelligenza Artificiale nell’operare valutazioni di questo genere? A quanto pare, siamo ancora molto lontani da uno scenario simile, stando anche agli ultimi studi disponibili: secondo il rapporto pubblicato a settembre 2023 da Microsoft e The European House Ambrosetti, tra le aziende italiane che hanno adottato o hanno intenzione di adottare sistemi di IA generativa meno di 4 su 10 ritengono che la funzione Risorse Umane ne beneficerà nel breve termine.
La Ricerca e Selezione come percorso di scoperta
In conclusione, dal mio punto di vista, nella selezione del personale l’Intelligenza Artificiale può certamente supportare alcune fasi del processo di selezione. Ma non credo potrà, allo stato attuale, andare a sostituire completamente un consulente o un selezionatore. Quello della selezione del personale è un percorso di conoscenza, di scoperta, di chimica complessa, che impone di prendere in considerazione fattori non riducibili a soli rapporti “se / allora / anche”, un processo la cui finalizzazione conclusiva ci si aspetta ancora da tutte le parti sia affidata a un “tocco umano”.
Selezionare è non solo individuare, ma anche accompagnare la persona nelle fasi di ingresso in azienda, agevolare il dialogo iniziale tra le parti, comporre eventuali incomprensioni, facilitare la conoscenza. E saper svolgere questo lavoro in modo professionale ed efficace non si esaurisce nel demandare in toto il matching giusto tra le competenze scritte in un CV e le capacità declinate in una job description, ma nel saper conoscere nel profondo le persone scavando, scoprendo e individuando le corrispondenze e i legami migliori, come tra le note di uno spartito.
Giovanni Rossi — Principal, Glasford International Italy
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