Sono cresciuto immaginando un palcoscenico, luci soffuse e battute da pronunciare con il giusto tempo. Volevo fare l’attore. L’ho fatto, per davvero. Poi, quel palco si è trasformato: oggi si chiama impresa. Ma in fondo, gli strumenti non sono cambiati così tanto — ascolto profondo, presenza, lettura del contesto, intuito nel cogliere ciò che non viene detto.
In Glasford, come Associate Partner, accompagno leader e organizzazioni nel loro percorso evolutivo. Significa, nella pratica, aiutarli a spogliarsi delle maschere quando serve, per riconnettersi al proprio potenziale autentico e trasformarlo in leve concrete di adattamento e innovazione. Sì, lo so: Pirandello avrebbe qualcosa da dire, ma forse approverebbe.
Il mio lavoro nasce dall’idea che ogni impresa ha la propria “scena” da abitare e una storia da raccontare. Il mio compito è farla emergere, con passione, responsabilità e attenzione alla complessità. Lo faccio offrendo una consulenza che integra strategia, cultura e sviluppo delle persone, con l’obiettivo di generare evoluzioni reali e sostenibili.
Chi lavora con me parla di rigore, curiosità e un tocco da “professore”. Io rispondo che il mio mestiere è preparare i protagonisti al loro debutto: facilitare consapevolezza, visione condivisa e coerenza tra intenzioni e azioni.
Perché quando le imprese iniziano a raccontarsi davvero, lì inizia la trasformazione.