Verso il 2025 le competenze chiave e le sfide per i leader di domani

Verso il 2025: le competenze chiave e le sfide per i leader di domani

Verso il 2025 le competenze chiave e le sfide per i leader di domani

L’articolo di Giovanni Rossi (Principal di Glasford International Italy) è inserito nella rubrica “Human Capital” in collaborazione con Laborability.

 

Sec­on­do i dati del World Eco­nom­ic Forum, oltre l’85% delle aziende crede che le nuove tec­nolo­gie saran­no uno dei prin­ci­pali dri­ver di cresci­ta nel prossi­mo futuro. Big Data, Cloud Com­put­ing e Intel­li­gen­za Arti­fi­ciale sono state iden­ti­fi­cate come le soluzioni che più prob­a­bil­mente ver­ran­no adot­tate nei prossi­mi cinque anni.

Questo indub­bi­a­mente porterà con sé la neces­sità di ripen­sare molte pro­fes­sion­al­ità, a par­tire dal ruo­lo dei leader che si tro­ver­an­no in pri­ma lin­ea a gov­ernare la trasfor­mazione delle pro­prie orga­niz­zazioni.

Dialo­gan­do con i leader d’impresa e anal­iz­zan­do lo sce­nario in cui agiamo, abbi­amo iden­ti­fi­ca­to alcu­ni ele­men­ti carat­ter­iz­zan­ti che dovran­no guidare le aziende per gov­ernare al meglio la tec­nolo­gia e ren­der­la fun­zionale a strate­gie evo­lu­tive.

Lo scenario di riferimento

In pri­mo luo­go, le orga­niz­zazioni sono con­sapevoli del­la neces­sità di riqual­i­fi­care o svilup­pare le com­pe­ten­ze dei pro­pri col­lab­o­ra­tori, ma non san­no esat­ta­mente quali saran­no quelle che con­sen­ti­ran­no di affrontare effi­cace­mente le sfide future. È però dif­fusa con­vinzione che saran­no ori­en­tate al dig­i­tale.

Ad esem­pio, negli ulti­mi anni han­no acquisi­to sem­pre mag­giore ril­e­van­za Machine Learn­ing (algo­rit­mi che cre­ano sis­te­mi che appren­dono o miglio­ra­no le per­for­mance in base ai dati che uti­liz­zano, sen­za essere esplici­ta­mente pro­gram­mati) e Deep Learn­ing (algo­rit­mi che sim­u­lano il fun­zion­a­men­to del cervel­lo umano, per­me­t­ten­do al sis­tema di impara­re da gran­di quan­tità di dati). Per questo è impor­tante svilup­pare le cosid­dette hack­ing skills, che con­sentono un migliore e più effi­cace uti­liz­zo di questi stru­men­ti.

A fronte poi del­la cres­cente dif­fu­sione di stru­men­ti basati sull’Intelligenza Arti­fi­ciale con­ver­sazionale, acqui­sisce mag­giore ril­e­van­za la capac­ità di saper porre ai chat­bot le domande giuste nel modo gius­to per ottenere le risposte attese: è il cosid­det­to prompt engi­neer­ing.

L’importanza delle soft skill

A queste com­pe­ten­ze più hard occorre affi­an­car­ne altre di tipo soft. Saran­no impor­tan­ti la com­pren­sione e la cor­ret­ta inter­pre­tazione dei dati, insieme al pen­siero analiti­co e criti­co, che si tra­duce nel­la capac­ità di val­i­dare quan­to i chat­bot pro­ducono, dis­cer­nen­do le risposte cor­rette da quelle errate.

A fronte del­la rap­i­da evoluzione degli stru­men­ti uti­liz­za­ti – e, con essi, del modo di lavo­rare – le per­sone dovran­no dimostrare flessibil­ità e disponi­bil­ità a met­ter­si in gio­co, sen­za essere spaven­tate dal cam­bi­a­men­to. Ma anzi, coglien­do­lo come oppor­tu­nità di miglio­ra­men­to per se stes­si e per la pro­pria orga­niz­zazione.

All’interno delle aziende, i leader saran­no chia­mati a creare e coor­dinare team sem­pre più mul­ti­dis­ci­pli­nari, con un approc­cio capace di coni­u­gare le dimen­sioni tec­niche, uman­iste, etiche, filoso­fiche, eco­nomiche, giuridiche.

E, data ques­ta sem­pre mag­giore neces­sità di col­lab­o­razione, nelle aziende sarà fon­da­men­tale colti­vare le com­pe­ten­ze human quali comu­ni­cazione effi­cace, empa­tia, com­pren­sione sociale. Capac­ità ori­en­tate all’uomo che, fino­ra, spes­so non sono state con­sid­er­ate pri­or­i­tarie in ter­mi­ni di for­mazione.

Le competenze più richieste ai leader: 2015, 2020 e 2025 a confronto

Come con­seguen­za di queste trasfor­mazioni, a cam­biare sono anche le com­pe­ten­ze richi­este ai C‑Level delle orga­niz­zazioni. Anal­iz­zan­do i nos­tri man­dati di Exec­u­tive Search, abbi­amo riscon­tra­to una notev­ole evoluzione nel cor­so degli ulti­mi anni.

Nel 2015 le com­pe­ten­ze più richi­este ai man­ag­er era­no:

  • il pen­siero criti­co
  • la ges­tione delle per­sone
  • la capac­ità di gestire la com­p­lessità
  • l’ascolto atti­vo
  • la negozi­azione

Solo cinque anni dopo, nel 2020, qual­cosa sta­va cam­bian­do: in piena pan­demia, a fronte di una sem­pre mag­giore incertez­za, la tenu­ta alla com­p­lessità cres­cente è balza­ta al pri­mo pos­to del­la clas­si­fi­ca.

Un cam­bi­a­men­to dato dal­la neces­sità di affrontare i muta­men­ti come sti­moli a cui rea­gire trasfor­man­do i rischi in oppor­tu­nità.

Per­mane­va tra le com­pe­ten­ze più richi­este il pen­siero criti­co, fon­da­men­tale per por­si le giuste domande, ed era sem­pre più ricer­ca­ta la cre­ativ­ità, alla base dell’individuazione di nuove idee e soluzioni. La grad­u­a­to­ria vede­va al suo inter­no anche capac­ità di ges­tione delle per­sone e intel­li­gen­za emo­ti­va, fon­da­men­tale in un momen­to del­i­ca­to come quel­lo del lock­down.

Oggi, lo sce­nario appare anco­ra nuo­vo. Ser­vono infat­ti

  • visione
  • strate­gia
  • eccel­len­za esec­u­ti­va

per immag­inare nuovi futuri pos­si­bili e guidare l’organizzazione ver­so la loro real­iz­zazione, con­sen­ten­dole così di diventare più com­pet­i­ti­va e di super­are le sfide poste da un con­testo affat­to sem­plice da inter­pretare.

I leader del futuro sono quin­di pio­nieri, curiosi di tec­nolo­gia, non han­no pau­ra di sper­i­menta­re, san­no costru­ire pon­ti tra gen­er­azioni ed esplo­rare nuove prospet­tive, apren­do così nuove vie, con­sapevoli che è ques­ta la stra­da per l’evoluzione.

Sono chia­mati a con­cil­iare le poten­zial­ità tec­no­logiche e quelle umane, dimostran­do da un lato di avere la capac­ità di com­pren­dere e uti­liz­zare effi­cace­mente le nuove tec­nolo­gie dig­i­tali, inte­grandole nei pro­ces­si e nelle attiv­ità quo­tid­i­ane, e dall’altro di non perdere quell’intel­li­gen­za emo­ti­va che oggi – in un’epoca in cui le per­sone ricer­cano aziende che rispecchi­no i loro val­ori e che garan­tis­cano un sem­pre migliore equi­lib­rio tra vita lavo­ra­ti­va e vita pri­va­ta – è impre­scindibile per costru­ire con­testi orga­niz­za­tivi inclu­sivi.

Una men­zione finale per la dimen­sione di respon­s­abil­ità ESG. Negli ulti­mi anni, infat­ti, è cresci­u­ta la richi­es­ta di una mag­giore atten­zione alla sosteni­bil­ità, in prim­is da parte di cli­en­ti e can­di­dati: i leader delle orga­niz­zazioni han­no quin­di il com­pi­to di tes­ti­mo­ni­are l’interesse dell’azienda nei con­fron­ti delle tem­atiche ambi­en­tali, sociali e di gov­er­nance. Come? Ren­den­do la sosteni­bil­ità una pri­or­ità strate­gi­ca e una via conc­re­ta per essere com­pet­i­tivi, inte­grandola nel­la definizione degli obi­et­tivi e del­la direzione da seguire per rag­giunger­li.

Altre competenze emergenti

Oltre alle com­pe­ten­ze prin­ci­pali viste fin qui, dai nos­tri man­dati ne emer­gono altre sem­pre più richi­este dalle orga­niz­zazioni.

La com­pe­ten­za che ha vis­to mag­giori muta­men­ti è quel­la lega­ta all’interazione con il per­son­ale: nel 77% delle nos­tre ricerche, ai C‑Level è richiesto di pro­muo­vere una comu­ni­cazione inclu­si­va, attra­ver­so un dial­o­go aper­to e rispet­toso delle sen­si­bil­ità di ognuno, e di favorire il cam­bi­a­men­to attra­ver­so l’implementazione – o il man­ten­i­men­to – di una cul­tura azien­dale che sap­pia sem­pre più con­sid­er­are eti­ca e sosteni­bil­ità.

Qua­si altret­tan­to pre­sente (74%) è la richi­es­ta di busi­ness acu­men, che si esplici­ta nel­la com­pren­sione delle ten­den­ze e dei muta­men­ti in atto nel mer­ca­to, nell’utilizzo del pen­siero strate­gi­co e nel­la capac­ità di allineare le pro­prie per­sone agli obi­et­tivi, così da favorire il rag­giung­i­men­to dei risul­tati.

Oltre la metà delle orga­niz­zazioni (51%) chiede oggi ai pro­pri leader di saper creare val­ore orga­niz­za­ti­vo attra­ver­so l’adozione e l’uti­liz­zo vir­tu­oso delle nuove tec­nolo­gie. E, per far­lo effi­cace­mente, una per­centuale di poco infe­ri­ore (47%) chiede loro di saper essere data-dri­ven, leggen­do, inter­pre­tan­do e comu­ni­can­do i dati al fine di ori­entare le deci­sioni azien­dali sec­on­do una log­i­ca di infor­mazioni derivan­ti dai dati.

L’importanza di una cultura dell’intelligenza artificiale

Essere con­sapevoli dei ben­efi­ci e delle oppor­tu­nità che l’intelligenza arti­fi­ciale porterà nel modo di lavo­rare è il pri­mo pas­so ver­so l’evoluzione delle orga­niz­zazioni. La stra­da è ormai trac­cia­ta e por­ta ver­so una dimen­sione più mod­er­na (qual­cuno potrebbe definir­la Indus­tria 5.0 o algo­ry­thm-dri­ven com­pa­ny), ma per far­lo occorre avere una cul­tura dell’intelligenza arti­fi­ciale.

Innanz­i­tut­to, è nec­es­sario for­mare le per­sone, a ogni liv­el­lo orga­niz­za­ti­vo, ver­so la conoscen­za e il cor­ret­to uti­liz­zo del­la tec­nolo­gia. Ad oggi, i mag­giori osta­coli all’implementazione dell’IA risiedono pro­prio nel­la caren­za dif­fusa di conoscen­za, risorse (di tem­po ed eco­nomiche) e com­pe­ten­ze per poter­la svilup­pare, e la resisten­za delle per­sone è tra i pri­mi freni al suo impiego.

Sviluppare le competenze tecnologiche: l’AI Discovery Journey

Un ele­men­to fon­da­men­tale è quin­di la for­mazione dei leader e non solo. Per rispon­dere a questo bisog­no, in Glas­ford abbi­amo svilup­pa­to l’AI Dis­cov­ery Jour­ney, un per­cor­so di for­mazione, infor­mazione e divul­gazione per accrescere la con­sapev­olez­za e aiutare le per­sone a famil­iar­iz­zare con i prin­cipi e i con­tenu­ti dell’intelligenza arti­fi­ciale, a sup­por­to del­lo svilup­po dei sin­goli e a ben­efi­cio del­la cresci­ta delle orga­niz­zazioni.

Il per­cor­so si riv­olge, con modal­ità dif­fer­en­ti, a tut­ti i liv­el­li dell’organizzazione, dall’executive com­mit­tee, ai man­ag­er, a tut­ti i col­lab­o­ra­tori, affrontan­do tem­atiche cen­trali nel­la cul­tura dell’intelligenza arti­fi­ciale come:

  • eti­ca
  • orga­niz­zazione
  • nor­ma­tive
  • comu­ni­cazione
  • risk man­age­ment
  • sosteni­bil­ità

A dif­feren­za di molte altre inno­vazioni, l’intelligenza arti­fi­ciale è una tec­nolo­gia gen­erale a impat­to dif­fu­so, applic­a­bile pien­amente a qual­si­asi con­testo orga­niz­za­ti­vo, fun­zione o ruo­lo azien­dale, in qual­si­asi dimen­sione o set­tore.

L’intel­li­gen­za arti­fi­ciale avrà sem­pre mag­giore impor­tan­za, e sarà sem­pre più inte­gra­ta nei pro­ces­si azien­dali, dal­la sup­ply chain al com­mer­ciale e mar­ket­ing, dalle oper­a­tion alle risorse umane. Per le orga­niz­zazioni è per­tan­to indis­pens­abile conoscer­la e com­pren­derne uti­lizzi e impat­ti, trasfor­man­dola in un fat­tore com­pet­i­ti­vo e di cresci­ta nel più breve tem­po pos­si­bile.

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