9. Giugno 2022 Evolutioners’ wor(l)d: Barbara Ceratto, Human Capital Senior Consultant
Transizione tecnologica, flessibilità, sostenibilità, engagement: le imprese si trovano oggi a dover affrontare molte sfide e sono chiamate a rispondere efficacemente per migliorare i propri processi di attraction, recruitment, onboarding e retention e riscrivere l’experience di candidati e collaboratori rendendola più innovativa e coinvolgente. Ne abbiamo parlato con Barbara Ceratto, Human Capital Senior Consultant.
Quali saranno, sul fronte HR, le sfide che le imprese dovranno affrontare nei prossimi anni?
Dagli incontri con le imprese è emersa la consapevolezza di diverse sfide: del resto, i dati dell’ultimo Osservatorio HR Zucchetti ci dicono che il 48% degli HR Leader intervistati crede che gli ultimi due anni li abbiano portati a ripensare loro ruolo, e per il 70% di loro si tratta di un cambiamento definitivo.
In primo luogo, lo è per via del grande impatto della transizione tecnologica, una sfida e un’opportunità al tempo stesso. Tutti i processi HR oggi includono il digitale, dalle fasi di attraction e recruitment, all’onboarding, al performance management e alla formazione. Le piattaforme si fanno sempre più interattive ed immersive, basti pensare alla realtà aumentata che cambia totalmente il modo in cui si tengono le riunioni a distanza. Per questo è importante progettare percorsi blended sempre più innovativi ed attrattivi, capaci di unire i dati e lo storytelling, per ingaggiare le persone e mantenere alta la loro motivazione. A tal fine gli HR Analytics sono di grande aiuto, fondamentali per costruire e rendere coerenti l’Employer Value Proposition e l’experience di candidati e collaboratori.
Strettamente connessa alla digitalizzazione è la richiesta di quella che potremmo definire una “iper flessibilità lavorativa”: lo smartworking adottato fino ad oggi da molte imprese, che si configura più come remote working, non basta più. Le persone chiedono di poter decidere non solo da dove lavorare ma anche quando farlo, per conciliare al meglio la vita lavorativa e quella privata, e si aspettano di essere valutate in termini di obiettivi perseguiti e non di tempo impiegato per raggiungerli. Questa flessibilità però non deve portare a perdere il contatto umano: il benessere del lavoratore è sempre più determinante per incrementare la produttività, la retention e l’attraction. Le persone, nel loro ambiente di lavoro, cercano relazioni positive e costruttive e mansioni sfidanti e motivanti. Le analisi del clima aziendale per valutare il sentiment dei collaboratori, nel prossimo futuro, si faranno più continuative e diventeranno sempre più strategici sistemi di feedback continuo, magari integrati con sistemi di intelligenza artificiale che aiutino ad analizzare una così grande mole di dati.
Un altro aspetto a cui i candidati, soprattutto i giovani, sono sempre più attenti è la sostenibilità: chiedono infatti alle imprese di creare ambienti e modalità lavorative sempre più attente al pianeta e alla natura che ci circonda. La sostenibilità non deve essere solo uno slogan, ma permeare ogni aspetto dell’organizzazione: prodotti e servizi, certo, ma anche processi produttivi, logistica, tecnologie adottate, in un’attenzione a 360 gradi. Il concetto di “sviluppo sostenibile”, cioè la volontà di soddisfare i bisogni presenti senza però compromettere l’ambiente che lasciamo alle generazioni future, per molti è una componente fondamentale da ricercare nel purpose delle aziende con cui si interfacciano, che le imprese devono saper comunicare nel modo migliore.
Infine, un’altra sfida per le imprese e per i professionisti HR sarà quella di valorizzare il talento in tutte le sue sfaccettature. Sempre più aziende infatti affermano di non riuscire a trovare le persone adatte a ricoprire i ruoli che stanno ricercando, è in atto una “guerra dei talenti” in cui l’attraction è legata a fattori diversi rispetto al passato, e tra essi ci sono le prospettive di formazione e di crescita. Per le persone, vedere riconosciuto e valorizzato il proprio talento contribuisce a rafforzare il coinvolgimento e il senso di appartenenza all’organizzazione. Per le imprese, scoprire e potenziare i talenti è un’importante leva per favorire l’innovazione e la contaminazione. Più che quello economico, potremmo dire che il “capitale” più importante per le imprese sia sempre più quello umano.
Human Capital Senior Consultant: qual è il tuo mandato in Glasford? Cosa significa per te?
Essere Human Capital Senior Consultant per me significa supportare le imprese, di qualsiasi dimensione esse siano e a qualsiasi mercato appartengano, instaurando con ognuna di esse un dialogo costruttivo e un rapporto di fiducia reciproca che possa aiutarmi a costruire la strategia migliore per soddisfare i suoi bisogni.
L’obiettivo è rafforzare il legame tra l’impresa e le sue persone. Per questo, le affianco nella costruzione e nel continuo miglioramento delle attività di attraction, onboarding e retention, realizzando con loro percorsi innovativi ed autentici che valorizzino l’Employer Value Proposition e trasmettano la personalità e i valori aziendali. La candidate experience è fondamentale: a questo rispondono esperienze come Hackathon, Talent Day e Skill-games, che possano stupire e ingaggiare i candidati e al contempo far emergere la loro personalità e le loro skills.
Ognuna di queste soluzioni deve essere in linea con una richiesta che viene fatta a gran voce dai candidati: sempre più spesso, infatti, cercano un’attenzione al mondo che ci circonda che non si limiti al mercato e al business, ma che sia in sinergia con il capitale umano. Senza di esso nessuna azienda può essere vincente, perché la vera forza dell’impresa sono le sue persone: non dobbiamo mai dimenticare che il passaparola, positivo o negativo che sia, è l’arma più potente e può cambiare totalmente la reputazione dell’impresa.
Perché hai abbracciato il progetto Glasford?
Dopo anni di esperienza nel campo della consulenza Human Capital ho accresciuto la mia convinzione che, per superare ogni sfida, siano necessari sinergia e rispetto reciproco. Per questo un’azienda come Glasford, che ha nel cuore e nel DNA la volontà di supportare le proprie imprese partner nella realizzazione dei loro obiettivi strategici, è ciò che cercavo. Si compie il percorso insieme e si vince insieme: è questa l’essenza del “To be evolutioners” di Glasford e della nostra volontà di farci promotori di un circolo virtuoso tra persone e imprese, per accompagnare entrambi verso l’evoluzione.
Infine, un altro aspetto che ho subito sentito affine a me – conseguenza naturale di questa volontà – è il fatto che, in Glasford, le difficoltà non sono un motivo per fermarsi ma, anzi, sono un’opportunità per continuare ad esplorare e a creare connessioni, che ci portano a proporre soluzioni sempre più innovative. Ogni progetto viene affrontato con il massimo coinvolgimento possibile, lo stesso con cui da sempre affronto il mio lavoro, cercando di dare il massimo. Da appassionata di yoga e di filosofia zen, infatti, non posso non far mia una frase del filosofo Alan W. Watts: “Vedi, questo è il vero segreto della vita: essere completamente coinvolto con quello che stai facendo nel qui e ora.”
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