16. Dicembre 2021 E se il leader del Never Normal fosse un Pioniere?
Il periodo appena trascorso può apparirci come l’immagine sfocata di un paesaggio metropolitano. Anche se non nitido, riusciamo a riconoscere e orientarci nel contesto rappresentato perché ci è familiare: è quello in cui quotidianamente ci muoviamo, molto spesso anche con il pilota automatico attivo. Questa immagine si offre alla nostra mente come la metafora del nostro agire quotidiano, dandoci l’opportunità di riflettere sui nostri meccanismi di azione e reazione, di consuetudini e intenzioni.
Nel recente passato, travolti dagli avvenimenti sociali, economici e dagli impatti organizzativi scatenati dalla pandemia, ci siamo abituati all’idea che di “normale” non ci sarebbe stato più nulla. Prima ci siamo convinti che si sarebbe trattato solo di una fase di transizione verso una nuova normalità, ma oggi sentiamo sempre di più che questo “new normal” si sta trasformando in un “never normal”: il paesaggio metropolitano non torna nitido e, seppure a noi familiare, nella sua non “messa a fuoco” ci impone un riadattamento, e di trovare nuovi strumenti e vie per orientarci all’interno di un contesto che appare definitivamente imprevedibile ed incerto. Questa metafora, applicata all’impresa, ci suggerisce di ripensare chi la guida, nella sua evoluzione da creatore a innovatore.
Per conoscere e riconoscere questi nuovi leader ci è molto utile leggere l’evoluzione delle loro competenze come una risposta agli stimoli e alle condizioni generati dal mondo in cui si muovono e ci muoviamo. Un mondo che è cambiato, cambia e ancora cambierà ad alta velocità… saliamo dunque su una macchina del tempo che, facendoci muovere per gioco tra passato, presente e futuro prossimo, ci porta ad una migliore comprensione di questa evoluzione.
E’ il 2015: inizia la Presidenza di Sergio Mattarella, Samantha Cristoforetti torna sulla terra dopo 200 giorni nello spazio; arriva a pieno compimento il disegno di legge “Industria 2015” dalle cui fondamenta prenderà sostanza il Piano Calenda negli anni a seguire, per la realizzazione italiana della quarta rivoluzione industriale, all’insegna della digitalizzazione e della scoperta di un nuovo umanesimo industriale. Il 2015 assume le sembianze di un propulsore del mondo in cambiamento, dando una spinta al ruolo centrale delle imprese nella società. Un’analisi dei nostri mandati di selezione di quell’anno, sostenuta anche da alcuni dati del World Economic Forum, ci mostra ai primi posti di una classifica delle competenze dei manager più richieste, le seguenti: problem solving, people management, pensiero critico, ascolto attivo e negoziazione. Quanto oggi suonano tradizionali o addirittura scontate, forse, alcune di queste?
Risaliamo sulla macchina del tempo, è il 2020, siamo in piena pandemia: le aziende, ammortizzata l’onda d’urto, realizzano che è tempo di accelerare sulle transizioni avviate e che il cambiamento, sul fronte del business quanto su quello organizzativo, ha il suono di “un’ultima chiamata”…
L’immagine con cui abbiamo aperto la nostra riflessione muta: dal landscape metropolitano, si apre la vista su una galassia… la vista dei nostri leader continua a essere sfocata ma in questo spazio temporale, non godono più del comfort della consuetudine. Siamo un’umanità in viaggio, ma vengono meno le coordinate, sale l’inquietudine di ciò che non si conosce. Ecco che la classifica si modifica radicalmente e si apre con una competenza nuova quanto essenziale: la tenuta alla complessità crescente. L’incertezza impatta sul processo decisionale dei leader, forgia i loro comportamenti sotto costante pressione e la loro capacità di restare in equilibrio e di guidare e sostenere i propri team. Da resilienti, questi leader evolvono in anti-fragili, la complessità diventa uno stimolo da accogliere e a cui reagire trasformando gli apparenti rischi in opportunità, con spirito innovativo e di inclusione. Permane nella classifica del 2020 il pensiero critico – forse con un significato rinnovato: quello legato all’importanza di porsi domande, di chiedersi i “perché”… una chiave necessaria per la lettura della complessità – ed emerge la creatività, come competenza trasversale che consente di generare nuove idee, soluzioni… di immaginare “nuove cose” o semplicemente “nuovi modi”. La top 5 si chiude con la sempre buona gestione delle persone e con l’intelligenza emotiva che, pur definita da Daniel Goleman nel lontano 1995, riscopre ulteriore valore in questo tempo la cui metrica è cadenzata sempre più dalle emozioni come asset in seno all’impresa.
Continuando il nostro viaggio, approdiamo infine al 2025, per svelare un ranking di competenze dei futuri leader del tutto rinnovato: al primo posto compaiono innovazione e re-immaginazione. I leader del futuro prossimo, quelli che stiamo selezionando e valutando oggi, sono coraggiosi e creativi, nella misura in cui sono in grado, in questa galassia sfocata, di re-immaginare, per realizzare “nuovo valore” e per sostenere e guidare la propria organizzazione in questa direzione. Sono leader dotati di una visione solidamente ancorata all’eccellenza esecutiva: non basta essere sognatori, i sogni devono essere realizzati, ed in tempi sempre più stringenti. Sono leader sociali: di quella responsabilità legata al sempre più evidente assunto che l’impresa è parte di un organismo vivente più ampio che come tale funziona se ogni parte agisce in convergenza. Sono quindi leader che rappresentano una comunità, che fanno funzionare un sistema più ampio e complesso, insieme ad altri leader. Chiude la top 5 delle competenze del futuro prossimo la capacità di guidare attraverso i valori: le nuove generazioni di leader sono sempre più spinte a sposare mandati e progetti professionali che consentano loro di essere ambassador e promotori del purpose aziendale come fosse una cassa di risonanza che attraverso i valori lega impresa, persone, comunità. Verso un comune fine ultimo.
La galassia che si apre davanti ai nostri occhi torna nitida, l’inquietudine di ciò che non conosciamo lascia spazio all’attrazione di nuovi mondi da vivere. Questo è possibile perché le nuove competenze sono le coordinate che rendono possibile navigare in sicurezza questo spazio inesplorato; re-immaginazione e visione, come il Nord su una bussola, consentono di orientarsi e mettere a fuoco ciò che ci circonda.
Mi piace quindi pensare al leader del futuro come ad un pioniere: “colui che apre una via agli altri, esplorando regioni sconosciute e insediandosi in esse, in modo da consentire nuovi sbocchi all’attività umana”; “è il primo o fra i primi a lanciarsi in una iniziativa, a intraprendere un’attività, a diffondere un’idea, aprendo nuove strade, nuove prospettive e possibilità di sviluppo”. In Glasford lo definiremmo un Evolutioner.
E allora buon viaggio, “verso l’infinito e oltre”!
Emanuela Ferro — Partner & Board Member, Glasford International Italy
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